A quindici giorni dalla sentenza della Corte di Cassazione dell’8 gennaio, Il Mondo che
Vorrei Onlus elabora la propria posizione e lancia un appello alla politica.
Di fronte a due sentenze, quella del Tribunale di Lucca e quella della Corte d’Appello di
Firenze, che mai hanno messo minimamente in dubbio l’aggravante dell’incidente sul
lavoro, tutto potevamo pensare tranne che succedesse questo ribaltone: il
disconoscimento che Viareggio sia stato un incidente sul lavoro.
Aspettiamo le motivazioni di questa sentenza, ma se la Cassazione avesse deciso così
perché le Ferrovie non rispondono alla normativa 81/08 sulla sicurezza sul lavoro,
questa sentenza è un grido lancinante rivolto alla politica, una denuncia tecnica e
morale che pretende una risposta altrettanto forte ed efficace: legislatori, prendetevi le
vostre responsabilità.
Il disconoscimento dell’aggravante ha avuto come conseguenza non solo l’assoluzione
amministrativa nel processo penale delle società condannate in sede civile, ma anche la
prescrizione dell’ennesimo reato a carico degli imputati, quello di omicidio colposo per
la morte di 32 persone, per il quale i condannati avrebbero dovuto pagare, dato che la
loro responsabilità era stata accertata.
Cari filosofi del diritto, che tanto difendete
l’istituto della prescrizione, date anche a noi parti lese il sacrosanto diritto di giungere a
sentenza definitiva in tempi ragionevoli. Ad oggi sono passati undici anni e mezzo e
non vediamo ancora scritta la parola fine.
La sentenza di Cassazione dice però anche chiaramente che non ci sono assolti, ma ben
11 condannati certi per l’unico reato ancora in piedi, il disastro ferroviario, condannati
che dovranno tornare di fronte alla Corte d’Appello di Firenze solo per rideterminare la
durata della pena, essendo decaduta la condanna per il reato di omicidio colposo. Per
altri, invece, ci dovrà essere una revisione del processo.
Questa sentenza non può essere equiparata ad altre sentenze nefaste di questo Paese,
perché la battaglia che abbiamo fatto come associazione ha portato (cosa mai vista) alla
sbarra i massimi vertici di Ferrovie e come sottolineiamo ci sono condannati per tutti
e quattro i capi di imputazione (lesioni colpose plurime gravi e gravissime, incendio
colposo, omicidio colposo plurimo, disastro ferroviario), benché tre di questi reati siano
andati in prescrizione, a condanna avvenuta.
Come abbiamo sempre ribadito, la nostra battaglia per la prescrizione è una battaglia
di Giustizia in un Paese civile, e se con la Legge Viareggio 2 (riforma dell’istituto della
prescrizione entrata in vigore a gennaio 2020) abbiamo ottenuto un primo successo per
questo Paese, è merito anche del lavoro di questi anni. Grazie a questa legge, infatti, una
eventuale condanna in primo grado fermerebbe lo scorrere della prescrizione. Ma
ecco che, per giochi politici lontani anni luce dalle tragedie di questo Paese, tragedie
che, dall’Aquila a Rigopiano, dal Ponte Morandi all’Eternit, hanno portato alla necessità di
riformare la prescrizione. Questa settimana (mercoledì alla Camera e giovedì al Senato)
ci sarà il voto parlamentare sulla relazione del Guardiasigilli.
La sua riforma della prescrizione non va giù a quasi tutte le forze politiche.
Noi familiari
non staremo zitti....guai a mettere in discussione quella legge, perché nasce dalle
nostre battaglie, dal sangue dei nostri cari, dall’ingiustizia che noi abbiamo subito e
continuiamo a subire dopo quest’ultima sentenza di Cassazione che ha dichiarato
prescritti 32 omicidi. “Non accada mai più” è un proclama che sentiamo all’indomani di
ogni disastro colposo, le istituzioni si riempiono la bocca di questa frase.
La riforma della Prescrizione è uno dei pilastri con cui dare contenuto e sostanza a
queste parole. Se quella riforma dovesse essere messa in discussione in Parlamento,
respingeremo ogni frase di solidarietà che ci è giunta da parte della politica di ogni
colore (ce ne sono pervenute tante all’indomani della sentenza di Cassazione) perché
la reputeremo falsa, ipocrita e offensiva per noi, i nostri cari e i cittadini che,
nonostante tutto, credono ancora nelle istituzioni e nella giustizia.
Ricordiamo che la
stessa giunta e Consiglio regionale della Toscana, dopo la sentenza di Cassazione sulla
strage di Viareggio si è formalmente impegnata ad “attivarsi nei confronti del Governo
e della Conferenza delle Regioni, al fine di favorire una riflessione sull’eventualità di
superare l’istituto della prescrizione per i reati gravi, quali i disastri colposi, come
avvenuto a Viareggio; a continuare il lavoro intrapreso in questi anni al fianco delle
associazioni e dei familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio, sostenendo
le loro azioni volte all'accertamento della verità”.
Non esiste giustizia con la prescrizione e non esiste giustizia senza tempi brevi del
processo e certezza della pena. Per questo anche l’accelerazione dei processi è un'altra
battaglia per cui siamo scesi personalmente in campo e per la quale non smetteremo di
combattere, ora più che mai.
Tra i nostri obiettivi c’è anche la rideterminazione delle
pene per reati inseriti in un codice obsoleto per la società di oggi. Oggi esistono
situazioni industriali ed economiche complesse: in un disastro colposo è probabile che
siano coinvolte anche società estere. La legge deve rinnovarsi.
Come abbiamo detto, la battaglia non finisce qui, per questo chiediamo a tutti, pur consci
di quanto possa costare in termini di fatica, di continuare a dimostrare quella solidarietà
infinita che è emersa fino ad oggi.
Tutti noi familiari, così come i nostri avvocati, attendiamo le motivazioni al più presto,
per chiarire al meglio un dispositivo che lascia aperta la strada ad una continua
disinformazione da parte dei media e dei prezzolati di turno, dubbi e interpretazioni
distorte che vorremmo per primi scacciare, per comprendere il lavoro di questa Corte e
affrontare al meglio le difficoltà che incontreremo, adesso più che mai alla luce di questa
sentenza, nel nostro Progetto Scuola, con cui insegniamo agli studenti delle medie
superiori il valore della legalità. Valore che, anche dopo questa sentenza,
continueremo a promuovere, con maggiori difficoltà, ma sempre con coscienza e
responsabilità