Il 5 e il 6 dicembre una delegazione del disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009 è stata a Torino in occasione del 15° anniversario della strage operaia alla Thyssen Krupp.
Essere a fianco dei familiari e delle madri dei 7 operai bruciati nel rogo della Thyssen è un atto dovuto, oltre a far sentire loro la vicinanza, l’affetto, la solidarietà, il sostegno. Una ‘due giorni’ necessaria e utile per la battaglia su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (e non solo).
Il 1° giorno abbiamo partecipato alla conferenza promossa dagli organizzatori e dai familiari, dove sono intervenuti assessori e rappresentanti del Comune, della circoscrizione, dei sindacati, oltre ovviamente alle madri. Anche noi siamo stati invitati a parlare.
Il 2° giorno abbiamo assistito alla cerimonia al “Memoriale”, situato all’interno del cimitero, che ricorda la strage e i 7 operai della Thyssen. Presenti le istituzioni, tra cui il sindaco di Torino e le autorità della città. Le madri ci hanno invitato a parlare, invito che abbiamo raccolto molto volentieri.
Siamo interventi, sia il 5 che il 6 dicembre, nei tempi dovuti (di pochi minuti) e con differenti sottolineature rispetto ai due momenti. Abbiamo evidenziato: la solidarietà e il sostegno come armi fondamentali e indispensabili; gli aspetti di somiglianza tra le due stragi (1. l’incidente sul lavoro, 2. le vittime devastate e bruciate vive, 3. le responsabilità tedesche).
Sul terzo punto, i familiari dei 7 operai rivendicano la giustizia che viene loro negata: il fatto che, nonostante le condanne, i due responsabili dell’omicidio siano a piede libero in Germania. A seguito del 4° grado (appello bis), 7 dei 13 condannati per la strage ferroviaria di Viareggio sono tedeschi, responsabili delle società tedesche e austriache coinvolte nel disastro.
Visto che Ad e manager della Thyssen, condannati definitivamente e rispettivamente a 9 anni e 8 mesi e a 6 anni e 10 mesi non abbiamo ‘subito’ neppure un giorno (di 24 ore) di carcere, è pensabile e presumibile che i condannati tedeschi (e non solo) per Viareggio non ‘subiscano’ neppure un’ora di carcere, avendo avuto persino pene più miti (dai 4 ai 6 anni)?
Abbiamo trasmesso la vicinanza e la solidarietà di Marco e Daniela, presidente e vice-presidente dell’Associazione “Il Mondo che vorrei”, e dei familiari di Viareggio; abbiamo sottolineato valori fondamentali come l’unità e la lotta, informando degli scioperi, di questi mesi, dei macchinisti del trasporto merci per condizioni di lavoro che debbano tutelare sicurezza e salute.
Oltre a sostenere a chiare lettere che conquistare ogni forma di prevenzione e protezione ha un grande significato nel mitigare la strage dei morti alla quale siamo costretti ad assistere, ogni giorno, nei luoghi di lavoro, ma dobbiamo anche (e soprattutto) sviluppare la consapevolezza di poter trasformare l’attuale modello di produzione per NON subordinare la salute, la sicurezza e la vita, alle leggi del mercato e a logiche di profitto.
Oltre a sostenere a chiare lettere che conquistare ogni forma di prevenzione e protezione ha un grande significato nel mitigare la strage dei morti alla quale siamo costretti ad assistere, ogni giorno, nei luoghi di lavoro, ma dobbiamo anche (e soprattutto) sviluppare la consapevolezza di poter trasformare l’attuale modello di produzione per NON subordinare la salute, la sicurezza e la vita, alle leggi del mercato e a logiche di profitto.