Rabbia per le parole di Paolo Mieli nel corso di una trasmissione a Radio24

I familiari delle 32 vittime della strage ferroviaria inviano una lettera al giornalista Paolo Mieli

Rabbia delusione dei familiari e cittadini di Viareggio che da 13 anni seguono il processo della strage del 29 giugno 2009 alle parole del giornalista Paolo Mieli nel corso di una trasmissione a Radio 24. L'Associazione Il Mondo Che Vorrei ONLUS con un comunicato e la relativa lettera inviata al giornalista si è subito fatta sentire. Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera.

Sig. Mieli, la risposta che ha dato a Radio24 l’8 marzo scorso su quanto accaduto a Firenze nella prima udienza dell’appello bis è stata quantomeno inopportuna.
 Come sa a giugno saranno 13 anni da quella strage di donne, uomini e bambini che sono stati uccisi bruciati vivi mentre erano al sicuro nelle loro case e sinceramente tutti noi avremmo voluto un processo molto più celere e giusto. Quindi quando lei sostiene, giustamente, che “uno” non può stare sotto processo per 10, 20 30 anni ha perfettamente ragione, ma perché ha pensato solo al condannato (in 3 gradi di giudizio) e non le è venuta in mente una parola anche per i familiari?
 Anche noi mamme, padri, fratelli e sorelle siamo da 13 anni nelle aule dei tribunali e la sera i nostri figli non tornano a casa…
 La lungaggine dei processi è altro da quello che è accaduto il 7 marzo a Firenze e non si risolve certamente nel modo “Cartabia”, perché i processi purtroppo possono essere talmente tecnici, necessitare di rogatorie internazionali che non si possono risolvere in tre anni ma assolutamente i processi VANNO FATTI, non si può far finta di niente! Lei sa cos’è una “zampa di lepre”? Sa cos’è una “Boccola”? E potrei continuare…le ferrovie sono un mondo!
 Lei non ha mai partecipato ad una delle oltre 150 udienze a cui invece noi siamo sempre stati presenti...lei ha letto le 1200 pagine delle motivazioni del primo grado, le 582 del secondo grado e le 200 ca della Cassazione? Noi si, e più volte.
 Tutto questo per dirle sig. Mieli che la sua uscita è stata molto infausta e molto di cattivo gusto, poteva ovviare alla risposta ricordando proprio che è presidente del premio Viareggio- Repaci e quindi era inopportuno un suo giudizio ma, ancora meglio poteva semplicemente tacere, non costava niente anzi, molte volte il silenzio è d’oro ed avrebbe avuto rispetto per 32 vite bruciate.
Lei ha detto “a Viareggio urlano”...eh si caro signore, a Viareggio “urleremo” sempre le scelte scellerate e le inadempienze e negligenze che il cav. Moretti ha “deciso” creando una politica di abbandono della sicurezza che ha prodotto la strage di Viareggio, solo per PROFITTO, sempre di più e di più…
 Comunque stia tranquillo, come deve stare tranquillo anche un altro giornalista tale Giorgio Meletti, il SISTEMA è stato protetto a Roma, la Cassazione non ha riconosciuto le aggravanti dell’incidente sul lavoro e quindi tutto continuerà come sempre e voi potrete continuare a parlare NON a ragion veduta quanto volete, perché in effetti quei macchinisti non stavano lavorando ma erano a fare jogging nel parco!
  Un’ultima cosa sig. Mieli, sarebbe meglio che non venisse a Viareggio perché potrebbe sentire ancora le nostre urla….e questo potrebbe disturbarla…

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Lettera al giornalista Paolo Mieli 148.7 KB